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giovedì 27 maggio 2010

JAMAICA, STOP ALLA VIOLENZA

Come in tutte le guerre a pagare il prezzo più caro in termini di vite sono i civili.
E in Jamaica si leva qualche voce contraria rispetto a chi sta descrivendo quanto succede solo come lo scontro tra il potente boss e le forze speciali mobilitate dal governo jamaicano.

The National Democratic Movement ha in queste ore emesso un comunicato per chiedere che si indaghi a fondo su cosa sta succedendo a Tivoli Gardens e nelle zone circostanti .
Con il divieto assoluto nei confronti degli organi di informazione di entrare nelle zone calde, l’idea che si sta esagerando rispetto all’obiettivo da raggiungere emerge e si afferma in molti.

Inoltre si pensa che a cadere sotto i colpi di arma da fuoco non siano solo i militanti di Dudus pronti ad immolarsi, ma anche dei semplici cittadini.
Troppi in tre giorni 50 morti, ci si chiede se ci sia davvero bisogno di tale spargimento di sangue per assicurare il trafficante di armi e di droga alla giustizia americana.

Una domanda che acquista anche più valore alla luce del diniego prima e dell’incertezza dopo del governo jamaicano di assecondare gli amici americani.
Si comincia a parlare di “massacro di innocenti”, di “donne e bambini costretti a fuggire mentre nelle strade impazza la battaglia”.

The National Democratic Movement ha inoltre denunciato che le vittime vengono immediatamente sepolte nel cimitero di My Pen senza nemmeno dare la possibilità ai cari di riconoscerle e piangerle.
Nulla di particolarmente sorprendente se si pensa che la polizia jamaicana è statisticamente una delle più violente al mondo, anche in situazioni che non siano di emergenza.

Più volte nei rapporti di Amnesty International le divise dell’isola sono salite sul banco degli imputati per l’alta incidenza di vittime innocenti cadute sotto i colpi delle loro armi.
Un tema questo molto sentito dagli artisti jamaicani nei cui testi la polizia veste i panni della violenza e della sopraffazione.

Certo non bisogna dimenticare i tanti poliziotti caduti sul campo, il clima di forte tensione che annebbia la mente e arma l’istinto, certo è che pochi di loro hanno pagato anche nelle situazioni nelle quali chiara è stata la loro colpevolezza.
Mi preme spendere qualche considerazione su quanti hanno detto in maniera un po’ semplicistica, che molta della responsabilità di quanto sta accadendo sia addebitabile alle lyrics violente di alcuni brani dancehall.

Certo una qualche responsabilità esiste, ma è giusto dire che quella musica e quelle parole sono anche il frutto di questi tempi.
Se poi la responsabilità fosse solo della musica e del messaggio che trasmette, come spiegare il baratro di violenza nel quale la Jamaica sprofondò nel biennio 1976 – 1977 quando i morti furono a centinaia, causa della dura contrapposizione tra gli attivisti dei due maggiori partiti, con il JLP (attualmente al governo) sponsorizzato e armato dalla CIA? In quel particolare momento la musica che si ascoltava era quella nobile del roots & culture, ricca di spiritualità e di messaggi positivi.

Eppure la situazione sociale raccontava tutt’altra realtà. Non resta che sperare che questa ennesima spirale di violenza cessi immediatamente e che i fratelli e le sorelle jamaicane estranee a questo gioco del potere politico e malavitoso possano tornare ad un vita più serena e perché no anche normale.

Mr.Bigga

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